Il Watly delle meraviglie

Il World Health Organization (WHO, l'Organizzazione mondiale della sanità), grazie ai suoi studi, ha affermato che nel prossimo futuro circa 1 miliardo di persone non avrà accesso a fonti di acqua potabile e ben 33 Nazioni dovranno far fronte a gravi problemi di approvvigionamento idrico. Risulta, inoltre, che 2 miliardi di persone saranno escluse dall’accesso alla rete elettrica e ben 5 miliardi non avranno accesso a Internet.

Sempre in base allo stesso dossier, la WHO fornisce altri dati non proprio rassicuranti in merito alla distribuzione e accessibilità ai beni primari.

Pur essendo la superficie terrestre ricoperta per il 70% d’acqua, il 97% di questa è salata, quindi non potabile, mentre del restante 3%, il 2% circa è congelata nei ghiacci dei poli e solo l’1% è dolce e quindi potabile. Ma la cosa grave, denunciata dal World Health Organization, è che di questa residuale percentuale, ben il 70% subisce contaminazioni di vario tipo che la rendono inquinata e pericolosa per la salute umana.
Per quanto riguarda l'energia elettrica, gran parte della popolazione non ha accesso ad essa attraverso la sua produzione con fonti rinnovabili e quindi pulite, finendo per utilizzare sostanze nocive e contaminanti per l’atmosfera. Inoltre, come già detto, la stragrande maggioranza della popolazione non accede alla rete, restando tagliata fuori dal progresso, dalla comunicazione e quindi dal futuro.

Dalla considerazione di questi tre dati forniti dalla World Health Organization, l'italiano Marco Attisani e il suo team di 35 ingegneri, ha dato vita a un progetto avvenerestico, chiamato WATLY.
Watly è una macchina lunga circa 35 metri, dallo straordinario peso di circa 10 tonnellate, modulare (più macchine possono essere collegate tra loro) e con un costo molto elevato: si parla di 2 o 3 milioni di euro e tempi di realizzazione fino a nove mesi, mentre l’istallazione può avvenire in soli cinque giorni.

 

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Ma a cosa serve Watly e perché sembra essere così eccezionale?

Watly è una macchina in grado di desalinizzare e purificare l’acqua da qualunque inquinante, realizzando un sistema validissimo per fornire acqua potabile a tutte quelle popolazioni che non possono averne accesso, soprattutto nei Paesi dell’Africa centrale. Inoltre, per realizzare questa purificazione, Watly riesce a produrre elettricità e conseguentemente a fornire connessione Internet, esattamente i tre elementi sottolineati dalla World Health Organization come punti particolarmente critici.

La macchina sfrutta un principio fisico chiamato distillazione a compressione di vapore, oggi considerata una delle tecnologie più efficaci per la potabilizzazione e desalinizzazione delle acque. Il modulo si alimenta di energia solare attraverso pannelli fotovoltaici, non richiedendo alcun tipo di carburante fossile e riuscendo a purificare l’acqua da qualunque tipo di contaminazione fisica, chimica e batteriologica: elimina tutti i batteri patogeni e i microorganismi, rimuove sostanze inorganiche e veleni come arsenico, piombo, mercurio, benzene, cloro e altre sostanze ritenute le principali responsabili del suo inquinamento. Infine riesce a purificare l’acqua con presenza di radioattività. 

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Il processo di purificazione in una giornata riesce a produrre circa 10.000 litri di acqua potabile e 100 kW di elettricità. Si configura in questo modo come una sorta di batteria off-grid capace di immettere sulla rete l’energia prodotta quasi fosse una vera e propria centrale elettrica. Grazie a questa energia, come anticipato, Watly è anche in grado di generare un hub per la trasmissione del segnale Internet fornendo connettività alle popolazioni che usufruiscono del suo sistema.
Il progetto di Attesani, grazie al contributo dell’ingegnere termodinamico Stefano Buiani, è stato riconosciuto come un’innovazione di grande portata, finanziato con ben 2 milioni di euro da Horizon 2020 e inserito nel programma dell’European Space Agency.

 

 

 

Immagini da finallygoodnews.net eatdrinkbetter.com

 

 

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