La robotica inclusiva

Spesso gli addetti ai lavori sottolineano come, nonostante i comuni pregiudizi, l’informatica e la robotica siano altamente creative, permettendoci di realizzare quanto di più strano e straordinario può essere partorito dalla nostra mente...e questo ci fa percepire l’immensità delle applicazioni generabili da tali settori, trascurando però un punto essenziale, che si manifesta ancor prima del “fare”: cosa siamo in grado di immaginare? o meglio, è così semplice immaginare di realizzare un artefatto capace di supplire ad un bisogno, ad una necessità?

La creazione avviene certamente laddove si percepisce in maniera forte una difficoltà, che spesso coinvolge l’ideatore, fisicamente o emotivamente; ciò significa avere una certa sensibilità rispetto al problema, che può essere di qualsiasi natura. Andiamo a porre dunque in diretta correlazione il Problem Posing ed il Problem Solving, capire qual è il problema e trovare una soluzione attuabile per poterlo risolvere.
Nel partecipare ad un concorso indetto da Microsoft Italia, due studenti dell’Isis “Facchinetti” di Castellanza (VR), Matteo Ibro e Antonio Falsetti, hanno rivolto il loro sguardo a chi, a causa della sordità, affronta quotidianamente difficoltà comunicative.
L’idea prevede una sorta di traduzione simultanea tra gesti e parlato tramite la realizzazione di un guanto costituito da sensori di flessione che, come anelli, avvolgono le dita per percepirne le variazioni di posizione. Good Morning, questo il nome del progetto, è stato ottenuto grazie al collegamento tra il “guanto senziente” e una scheda Arduino, che traduce i segni in parole e le invia ad un altoparlante fornito di sintetizzatore vocale. Il guanto è inoltre provvisto di cavi per l’alimentazione, che nel prototipo definitivo verranno però sostituiti dalla tecnologia wireless. L’idea è sicuramente innovativa, e gli studenti, con l’aiuto di un professionista del settore, propongono ulteriori modifiche per rendere l’artefatto uno strumento realmente utilizzabile, come, ad esempio, la possibilità di selezione il tipo di voce da adoperare, o un set di frasi maggiormente impiegate associabili a gesti scelti dall’utente, per personalizzare il dispositivo tenendo ad esempio conto di particolari slang senza escludere gli udenti dalla conversazione.

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Ovviamente il guanto non va a sostituire in alcun modo i percorsi logopedici che le persone affette da sordità seguono per attivare il linguaggio. È doveroso ricordare che il mutismo, spesso impropriamente associato alla sordità, deriva dall’impossibilità di modulare la propria voce e correggere le singole parole tramite l’ascolto. Ma questo strumento può sicuramente essere un supporto per eliminare le “barriere preconcette” che si vengono a creare tra persone udenti e non udenti, consentendo una prima, vera, inclusione.
E dunque non bisogna associare la robotica, e tutte le discipline ad essa collaterali, come pura applicazione della logica perché, come disse lo stesso Albert Einstein “La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.”

 

A cura di Ilaria Marrazzo.

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