I robot dialogano in italiano

Finora, nei film come nella realtà, si è assistito alla ricerca di forme di linguaggio che permettessero ai robot di collaborare con gli esseri viventi con linguaggi simili a quello umano. I films di fantascienza sono pieni di robot o umanoidi che usano il nostro linguaggio o sistemi comunque comprensibili.

Gli algoritmi in studio in Italia presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), hanno finalità completamente diversa. Si stanno cercando forme che consentano ai robot di collaborare tra di loro aiutandosi nello svolgere un compito. Il primo esperimento è stato quello di permettere a due robot umanoidi di aiutarsi a vicenda ad alzarsi da una sedia.

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Daniele Pucci, responsabile scientifico dell’IIT, ha dichiarato che la ricerca che sta conducendo con il suo team specializzato nell’ambito del progetto europeo An.Dy, è quello di trovare algoritmi di intelligenza artificiale che consentano ai robot di interagire con gli esseri umani ma al tempo anche tra di loro.
Sono stati compiuti differenti studi in questo ambito, e dopo aver sviluppato forme di comunicazione tra robot ed esseri umani, i ricercatori stanno estendendo il loro studio sugli algoritmi di intelligenza artificiale pure a quest’altro ambito.

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Per permettere a due automi di collaborare, ossia di portare a termine insieme un compito complesso, è importante che i due robot si scambino informazioni tra di loro. Sono state, per cui definite, nuove equazioni di intelligenza cognitiva e motoria che coordinano i movimenti congiunti.
Per far ciò, i ricercatori hanno dovuto creare un sistema che permettesse lo scambio in tempo reale delle informazioni tra due automi. Uno doveva svolgere un’azione e l’altro doveva aiutare il primo a compierla nel momento di massimo sforzo. Il sistema di comunicazione individuato è una speciale tuta con la quale è stato vestito il robot che doveva compiere l’azione, dotata di sensori che attraverso un sistema wireless, comunicava posizione, sforzo e velocità di movimento all’altro robot. Queste informazioni, essenziali per il secondo iCub, (questo il nome), gli consentivano di intervenire quando l’azione richiedeva l’assistenza. Questo per Pucci è essenziale perché lo scopo di questa collaborazione è, in uno scenario realistico, l’intervento del robot nei confronti di un anziano che non riesce ad alzarsi dal letto o da una sedia.
Per il ricercatore, i risultati sono stati un successo, consentendo al primo iCub di aiutare il secondo ad alzarsi dalla sedia. Questo potrà avere nel prossimo futuro grandi applicazioni, e non per forza in un lontano futuro. Per Pucci, infatti, già tra 1 o 2 anni i robot potranno collaborare con l’uomo ad esempio per fare la spesa, mentre tra 5-10 anni la collaborazione potrà essere estesa a compiti più complessi.

 

 

Immagini da www.iit.it www.innovation-nation.it

 

A cura di Davide Emanuele Betto.

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