Che cos'è la robotica formativa?
Il termine “Robotica Educativa” fa nascere spesso, nell’immaginario collettivo, l’idea di un umanoide insegnante, che sia in grado di trasmettere saperi di base a piccoli discenti entusiasti della novità e pronti a pendere dalle labbra robotiche del fantastico maestro.
In realtà, sebbene si tratti di robotica al servizio dell’educazione, la Robotica Educativa è più di questo; si tratta di manipolare, montare, smontare, sbagliare, provare, sbagliare ancora, emulare, indicare e, perché no, gioire.
In una fase di avvicinamento, viene spesso previsto un dispositivo già pronto all’uso, per poi lasciare spazio ai robot assemblabili, dai quali inizia il viaggio verso una conoscenza più profonda.
Tutto ruota attorno allo sviluppo del Pensiero Computazionale, ovvero la capacità di saper risolvere un problema attraverso una serie di passi elementari, univoci e sequenziali.
Con la Robotica Educativa, però, si fa un salto in avanti.
Se parliamo di un Robot già precostituito, gli studenti, dopo una fase iniziale di conoscenza dei componenti che lo caratterizzano, soprattutto tramite il suo utilizzo, passano alla fase di programmazione, per permettere all’amico artificiale di seguire percorsi, evitare ostacoli, disegnare forme geometriche e ballare a ritmo di musica.
Tutti obiettivi che sembrano distogliere gli studenti dalle discipline scolastiche; in realtà, quello che si coltiva con queste attività, non è la conoscenza di una specifica materia, ma la capacità di saper ragionare attorno ad una problematica per poter individuare una delle possibili soluzioni, definita anche Problem Solving; il saper dialogare ed esprimersi correttamente rispettando e confrontandosi con gli altri, apportando le proprie idee e conoscenze per la riuscita dell’intero gruppo, o Cooperative Learning, imparare ad avere sempre un approccio critico verso gli eventi ed il mondo che ci circonda.
Ancor più stimolante per gli studenti sarebbe possedere dispositivi assemblabili, come mBot; poiché montare significa imparare a conoscere intimamente, nel vero senso della parola; a capire limiti e potenzialità del “robottino” e, perché no, a stimolare l’ideazione di eventuali modifiche, puntando al raggiungimento della competenza definita “Spirito di iniziativa e imprenditorialità”.
Ed a questo punto il pensiero che le ore di lezione non siano sufficienti per tutto ciò, e che queste siano attività da demandare a corsi pomeridiani, si trasforma in una nebbia fitta che demotiva anche i docenti più entusiasti.
Come dargli torto? Ma non sempre tutto è complicato come sembra.
Se la creazione di un Laboratorio pomeridiano può essere un giusto spazio per affrontare con calma sperimentazioni e attività, non dobbiamo dimenticare che le conoscenze disciplinari entrano sempre in campo, anche quando non sono palesemente evidenziate.
Inoltre, è sempre possibile “includere” in nostro robot trasformandolo in un piccolo aiutante di classe, con l’obiettivo di motivare e talvolta semplificare.
Ne è un esempio l’attività di disegno delle forme geometriche, dove bisogna avere conoscenze in campo matematico e fisico per poter permettere al nostro compagno elettronico di ottenere la figura ipotizzata; realizzare uno storytelling con il nostro bot può essere entusiasmante e allo stesso tempo formativo, richiede infatti di saper riconoscere le sequenze di un racconto, saperle sintetizzare anche tramite un’immagine e saper descrivere in modo corretto le operazioni che il dispositivo dovrà svolgere; pensare ad una verifica di musica, dove il robottino emette note che devono essere riconosciute e tanto altro ancora.
Il docente di Tecnologia però, con la sua armatura scintillante, potrà venire in soccorso dei colleghi in difficoltà, perché proprio la robotica, “tecnologia” così pervasiva e onnipresente, è parte del suo percorso di insegnamento che punta al raggiungimento delle competenze legate anche alla capacità di “riconoscere nell’innovazione rischi ed opportunità”. (Indicazioni nazioni per curricolo del primo ciclo d’istruzione – Tecnologia - Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado)
La presenza di un robot e dei suoi sensori, i sensi robotici, permette di comprendere come funzionano tantissimi dispositivi elettronici, come ad esempio le aspirapolveri autonome, i sensori di retromarcia per le auto, i cronotermostati, e tutti quegli oggetti programmabili di cui facciamo largo uso.
La Robotica Educativa non ha come scopo quello di insegnare agli studenti a programmare o a costruire automi, ma quello di capire come ciò che ci circonda non viene calato dall’alto, ma che tutto nasce da esigenze captate che si trasformano in oggetti facilitatori.
La Robotica Educativa vuole solo insegnare a ragionare, e a fare in modo che gli studenti imparino a guardare sempre il mondo con gli occhi di un bambino che, davanti ad uno strano oggetto si chiede: “Come funziona?”
A cura di Ilaria Marrazzo.