Presto i robot avranno il tatto

Abbiamo appena finito di parlare dei robot azionati dal pensiero che agiranno sulla base volontaria o da parte di chi li indossa che, già dall’Università Tecnica di Berlino e dal Politecnico Federale di Losanna, arriva un'eccezionale notizia.

Finora, infatti, i robot sono sempre stati considerati delle strutture meccaniche incapaci di percepire e vivere sensazioni come gli esseri umani. Fin ad ora. Pare, infatti, che anche quest’ultima considerazione abbia i giorni contati. Il gruppo di ricerca di Yunpeng Qu è riuscito a completare un’impresa ritenuta quasi impossibile, cioè dare i nervi e quindi la percezione del tatto, ai robot. Si tratta di applicare sulle superfici meccaniche dei robot una fibra superelastica capace di rilevare anche la più piccola pressione e con una resistenza a deformazione anche del 500% prima di ritornare nella sua forma originale. Questo potrebbe consentire al gruppo di ricercatori di inserire all’interno del materiale degli elettrodi e dei nano sensori da poter utilizzare per la percezione del tatto o per riuscire ad afferrare un oggetto con tensioni e pressioni differenti in base al tipo di materiale o struttura con cui questo è realizzato.

 

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L’inserimento di questi nervi artificiali all’interno delle dita robotiche consentirebbe agli automi di assumere informazioni nuove rispetto all’ambiente esterno diversamente da quello che avviene attualmente grazie a sensori acustici e videocamere. Il gruppo di ricerca ha pensato anche di inserire questi nano sensori all’interno di tessuti tecnici per l’abbigliamento, allargando così l’uso di questa tecnologia per integrare nuove funzioni agli abiti, come per esempio una tastiera touch integrata direttamente nei vestiti.

 

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Tutto ciò adesso, oggi, senza richiedere grandi sforzi o lunghi periodi di tempo o di studio perché la tecnica per inserire questi sensori all’interno del materiale è piuttosto semplice e può essere utilizzata per produrre centinaia di metri di tessuto in pochissimo tempo. Le fibre vengono scaldate e allungate come fossero di plastica fusa in modo da ottenere lunghi filamenti.

 

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In pratica in questo modo il materiale si presenta con una struttura microscopica complessa ma dalle proprietà straordinarie e questo potrebbe consentire di fornire ai robot, fino ad oggi assolutamente privi delle sensazioni umane, del primo elemento che lo avvicinerebbe ai suoi creatori.

 

A cura di Davide Emanuele Betto.

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