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Roboat, la prima imbarcazione a guida autonoma

Mentre si parla sempre più spesso di auto a guida autonoma, al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, si lavora a una nuova tecnologia in grado di rendere autonome anche le imbarcazioni.
Diverse aziende nel mondo, infatti, stanno sviluppando nuove soluzioni per rendere i mezzi navali capaci di prevenire collisioni e navigare in autonomia attraverso l’uso di sensori, telecamere e software di controllo per offrire le migliori condizioni possibili di navigazione in assoluta sicurezza.

In questo modo l’equipaggio sarà libero dalle operazioni di routine e potrà dedicarsi ad altre azioni o sarà possibile godersi il tempo libero e la navigazione.

Guidato dal professor Fábio Duarte, nel 2015 il team di ricercatori ha sviluppato prototipi di questo nuovo tipo di imbarcazioni, denominate Roboat, e nel 2020 ha rilasciato un modello di circa 1,8 m di lunghezza che ha dimostrato sul campo notevoli capacità di navigazione in assenza di controllo umano.

Quest’anno l’Istituto ha lanciato due di queste imbarcazioni in scala reale per dimostrare come queste barche robot, a guida autonoma, possano trasportare in sicurezza fino a cinque persone, consegnare merci, fornire attrezzature e raccogliere rifiuti.

Anche dal punto di vista della sostenibilità queste imbarcazioni risultano ai massimi livelli perché dotate di motori elettrici alimentati da una batteria dalle dimensioni piuttosto contenute, capaci di alimentare la Roboat per circa 10 ore e dotate anche di ricarica wireless.

Uno dei primi porti dove saranno utilizzate le barche robotizzate è quello di Amsterdam, in Olanda, dove questo tipo di imbarcazioni consentirà dei risparmi economici non indifferenti. Infatti, attualmente le barche che trasportano passeggeri impiegano circa 40 minuti per raggiungere il centro città, visto che vengono ormeggiate all’esterno di questa e ne impiegano altrettanti per ritornare alla rada. In questo modo, i proprietari di barche autonome non dovranno più pagare un equipaggio e inoltre, interfacciando queste con tutti gli altri sistemi di controllo sul territorio, potranno ottimizzare i tempi di spostamento, scegliendo le rotte più rapide e meno trafficate.

Ma l’impiego di queste barche robotizzate potrebbe coprire anche altri campi di attività, considerando il fatto che sarà possibile creare intere flotte di queste piccole imbarcazioni capaci di interfacciarsi l’una con l’altra. In questo modo, la flotta robot, potrebbe occuparsi di pattugliare e difendere un territorio, assistere in operazioni complesse e supportare navi con equipaggio umano come fanno attualmente i droni aerei senza equipaggio nei territori di guerra.

Altre aziende stanno lavorando a tecnologie simili da integrare in questo tipo di mezzo, come ad esempio la Sea Machines Robotics che lavora per la realizzazione di navi di grandi dimensioni da fornire a operatori commerciali o per la realizzazione di moderni e innovativi yacht autonomi.


L' autore

I contenuti sono a cura di Davide Emanuele Betto.
Laureato in Architettura presso l’Università di Reggio Calabria, ha conseguito il dottorato di ricerca in Metodi di Valutazione presso l’Università di Napoli. Si è abilitato all’insegnamento nella classe di concorso “A033 – Educazione Tecnica nella scuola media” nel 2004 e dal 2007 è docente di ruolo. Insegna a Catania presso la Scuola secondaria di primo grado "Rapisardi-Alighieri".
Appassionato di informatica, che insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione è autore del sito didattico di Tecnologia educazionetecnicaonline.com
Per Lattes è autore di Infinito Tecnologico, il corso di Educazione Tecnica per la Scuola secondaria di primo grado.

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