Un fungo "elettronico"

Usiamo quotidianamente apparecchiature elettroniche, cellulari, tablet, televisori smart, computer, tutti ricchi di componenti elettroniche che nel momento in cui dovremo dismetterli diventeranno rifiuto elettronico altamente inquinante.
I ricercatori stanno lavorando per cercare di sostituire i metalli rari e i polimeri plastici inquinanti con nuovi materiali biodegradabili e più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Una recente scoperta di un team di ricercatori austriaci, pubblicata su Science Advances, ha messo in evidenza i risultati di uno studio condotto al fine di sostituire il substrato isolante e raffreddante dei chip dei computer e cellulari, attualmente realizzato con materiale plastico non riciclabile, con un nuovo elemento estratto dalla pelle di un fungo del legno.

Si chiama Ganoderma lucidum e si tratta di un fungo parassita che cresce sul legno delle querce o dei castagni: la sua caratteristica è quella di sviluppare una sorta di pelle chiamata micelio, che protegge il suo apparato vegetativo dall’azione di batteri e altri funghi. Questa pelle, estratta e essiccata risulta flessibile, isolante e resistente, sopportando temperature superiori ai 250°C su uno spessore molto ridotto.

 shutterstock 705125605 Ganoderma lucidum, Shutterstock

Gli studi hanno messo in evidenza come il micelio sia il candidato ideale per creare il substrato isolante di circuiti elettronici, purché tenuto lontano da fonti di umidità e raggi ultra violetti. Pare addirittura che, in queste condizioni, questa strana pelle possa durare centinaia di anni decomponendosi al suolo in appena due settimane. Quest’ultima caratteristica ne fa un materiale perfettamente eco-compatibile, oltre ad aver dimostrato incredibili doti di resistenza meccanica sopportando fino a 2000 piegature prima di spezzarsi.

Se gli studi continueranno a manifestare i risultati finora raggiunti, il prodotto, oltre a diventare un ottimo sostituto dei più inquinanti polimeri plastici, potrebbe essere utilizzato in molti altri modi. Non solo chip quindi, ma si potrebbe pensare di applicare questa pelle funginea su dispositivi indossabili per il monitoraggio della salute dei pazienti, batterie capaci di alimentare piccoli dispositivi a bassa potenza, etichette RFID e molto altro...

Foto cover: Shutterstock

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