Dedalo oggi: dare le ali ad un robot
Il desiderio di volare è stato per millenni motore propulsore di idee e prototipi che cercassero di imitare il più fedelmente possibile l’incedere aereo di uccelli ed insetti. Lo stesso Leonardo Da Vinci ha dedicato metà della sua vita a studiare i volatili e a comprendere le leggi che ne permettono il moto aereo per tentare di riprodurlo. Bozzetti, schizzi e teorie sono racchiusi nel suo “Codice del volo degli uccelli”, dove intuì ma, con suo grande rimpianto, non realizzò quello che poi in futuro alcuni credono sarebbe stato il primo aeroplano.
L’osservazione della natura ha portato a grandi progressi, e ancora oggi è fonte d’ispirazione, d'altronde lo stesso Einstein disse “Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”.
È da questo presupposto che numerose Università del mondo sono partite per la realizzazione dei bot ad ala battente.
Due prestigiosi istituti universitari dei Paesi Bassi, il Politecnico di Delf e l’Università Wageningen, hanno realizzato un prototipo di moscerino della frutta robotico, DelFly Nimble, che riesce a librarsi in volo in modo autonomo.
È stato progettato per battere le ali ben diciassette volte al secondo riuscendo in tal modo ad imitare in maniera verosimile le piroette e le rapide variazioni di velocità degli insetti reali.
Ma questo non è tutto, il robot riesce a raggiungere una velocità di 25 km/h, grazie anche alle sue piccole dimensioni: un’apertura alare di 33 cm e soprattutto 29 grammi di peso gli permettono un’autonomia di 5 minuti; tempo che all’occhio dei meno esperti sembrerebbe esiguo ma che invece risulta performante tenendo conto delle esigue dimensioni del bot.
Allo stesso modo l’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign e il California Institute of Technology di Pasadena hanno realizzato un Bat Bot, così soprannominato in quanto nasce come imitazione robotica derivata dallo studio dei pipistrelli. Sebbene l’operazione non sembri così difficoltosa, nella realtà già molti prestigiosi Istituti del mondo hanno tentato la riproduzione del volo dei chirotteri con scarsi risultati. Basti pensare che la dinamica di movimento aereo sfrutta 40 articolazioni, tutte indipendenti tra loro, presenti nelle ali, che ne permettono anche il movimento asimmetrico.
Per ottenere questo risultato i ricercatori hanno riprodotto le articolazioni tramite una stampante 3D, adoperando per la realizzazione dell’ossatura la fibra di carbonio, che consente all’intero prototipo di pesare a malapena 93 grammi; per le giunture dei materiali resistenti ma più flessibili; ed infine per le ali una gomma soffice a base di silicone.
Il pipistrello bot ha un sistema computerizzato che gestisce l’oscillatore a cui sono collegate le ali e gli permette di seguire traiettorie complesse e articolate.
La realizzazione di questi volatili robotici consentirà certamente di capire in modo approfondito i meccanismi che stanno dietro al volo di insetti ed uccelli, aprendo dunque una nuova strada alla ricerca, ma permetteranno anche di intervenire in situazioni difficoltose dove la destrezza in volo sarà necessaria.
Come per ogni innovazione però, ci sono sempre usi inimmaginati e non sempre benefici, Icaro è sempre in agguato.
A cuura di Ilaria Marrazzo.
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