Un vetro diamante
Si chiama Miraj Diamond Glass ed è l’ultimo ritrovato della scienza nel campo dei vetri ad alta resistenza.
Come si può comprendere dal nome, il Miraj è un vetro ottenuto dal diamante, che in natura rappresenta il materiale più duro, dove per durezza si intende la capacità di un corpo di resistere alla penetrazione di un altro e questo valore è misurato attraverso una scala chiamata di Moss, dal nome del suo ideatore.
Immaginare quale potrebbe essere l’applicazione principale di tale materiale è fin troppo facile. Oggi è in corso una guerra senza esclusione di colpi e tecnologie tra i principali produttori di smartphone e tablet, per riuscire a realizzare quello con maggior pixel, quello superveloce, quello con la maggiore resistenza a graffi o rotture. Vetro zaffiro e gorilla glass sono in questo momento le tecnologie di maggior applicazione, forse perché non esiste nulla di meglio sul mercato. Questo prodotto, quindi, andrebbe a riempire un settore tecnologico in forte e costante miglioramento, rappresentando la soluzione finale per questo segmento.
Ma il diamante è molto costoso, vi chiederete voi, per cui tale prodotto potrebbe essere destinato solo ad un mercato di nicchia. Invece, la Akhan Semiconductor, la ditta che produce il Miraj, è riuscita in un miracolo tecnologico. Attraverso un particolare processo, si riesce a ricoprire un normale vetro, con un film di questo prodotto, aumentando infinitamente la resistenza del vetro e lasciando i costi all’interno di valori accettabili.
Le prove di questo nuovo materiale, secondo il produttore, dimostrano che il Miraj Diamond Glass è 6 volte più robusto di un normale vetro, addirittura 10 volte più duro e fino a 800 volte più freddo rispetto al principale prodotto della concorrenza. Tutte queste meraviglie, però, non fanno del Miraj un prodotto pronto a sostituire gli altri. Infatti, a queste notevoli prestazioni, bisognerà verificarne altre senza le quali, sarà impossibile pensarne un’applicazione pratica. Gli schermi dei moderni telefoni sono dotati di incredibili tecnologie touch e sensori in grado di riconoscere tocco e movimento, quindi, bisognerà vedere se nella pratica questo materiale si dimostrerà altrettanto idoneo e versatile. Altro parametro importantissimo è la riflettanza, ossia la capacità di un corpo di riflettere tutta o in parte la luce che lo colpisce. Alti parametri di questo valore renderebbero lo schermo, in presenza di luce, illeggibile, costringendo il sistema ad aumentare continuamente la luminosità a tutto discapito della durata della batterie.
Comunque, la strada è stata tracciata dalla Akhan Semiconductor che, forse, già nel 2019 inizierà la produzione in serie di questo materiale, se i test che sta conducendo con i maggiori produttori di smartphone, porteranno ai risultati sperati. A quel punto potremo constatare di persona se finalmente l’incubo di veder cadere per terra il proprio costosissimo cellulare potrà esser visto come un lontano ricordo.
Immagini da liliputing.com