Un solvente per la plastica
La lotta all’inquinamento da materie plastiche è una delle più ardue battaglie che la società moderna si trova a combattere per rendere più sostenibile la propria esistenza sul pianeta.
Sappiamo tutti quali sono gli effetti delle materie plastiche sull’ambiente a causa della loro mancanza di biodegradabilità: questo perché i polimeri plastici di cui sono composte non hanno la possibilità di scomporsi ed essere riassorbiti dall'ambiente. Difficile è anche la loro sostituzione, date le infinite applicazioni che l’insieme di questi polimeri riescono a fornirci.
Tra le varie ed infinite combinazioni, esistono una serie di sostanze chiamate “chimiche per sempre” o perfluoroalchiliche (PFAS), particolari composti che troviamo in molti articoli domestici come, per esempio, le padelle antiaderenti o il filo interdentale.
Si tratta di circa 12.000 sostanze di questo tipo basate su una struttura carbonio-fluoro nota per la sua capacità di creare strettissimi e fortissimi legami in chimica organica, caratteristica che permette di sfruttare i PFAS come repellenti per olio, acqua ed altri fluidi, aumentare la resistenza nei tessuti come ad esempio nel Teflon, produrre rivestimenti impermeabili per piatti di carta, padelle antiaderenti, come già detto, o imballaggi alimentari.
Si stima in 50.000 tonnellate l’inquinamento che queste sostanze riversano ogni anno nell’atmosfera e sono talmente leggere e minuscole da poter essere facilmente trasportate ovunque. Sono state ritrovate tracce anche in aree remote del pianeta dove queste sostanze evidentemente non vengono utilizzate.
Rifiuti di plastica a Kuta beach, Bali. Shutterstock
Essendo delle sostanze altamente resistenti e stabili chimicamente risultano anche persistenti nell’ambiente, sia nel suolo che nell’aria dove possono rimanere per giorni ed essere trasportate con facilità prima di essere assorbite inquinando le falde acquifere, i terreni e conseguentemente i vegetali e gli animali che si nutrono di esse.
Negli ultimi anni i PFAS e i loro derivati hanno destato non poche preoccupazione per il loro effetto negativo sull'ambiente e sulla salute delle persone e per questo sono stati oggetto di numerosi studi.
Uno degli obiettivi dei ricercatori americani e cinesi è stato quello di trovare un modo per eliminare in maniera sostenibile queste sostanze altamente inquinanti: come ci riferisce il New York Times, gli scienziati hanno individuato una miscela composta da idrossido di sodio (utilizzato nella soda caustica) e dimetilsolfossido (un solvente organico) la cui soluzione sarebbe perfetta per eliminare un vasto gruppo di composti PFAS noti come PFCA.
L’impiego di queste sostanze per distruggere parte dei PFAS è ancora lontano da poter essere utilizzato al di fuori dei laboratori universitari, ma il percorso intrapreso è sicuramente quello giusto e potrebbe portare in un prossimo futuro all’eliminazione di buona parte di queste sostanze dal nostro pianeta.
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