Le fibre di origine naturali sono tra i materiali più antichi conosciuti dall’uomo: ci accompagnano da millenni, intrecciando la loro storia con la nostra. Ricavate direttamente da piante coltivate o spontanee, queste fibre sono state filate, tessute, intrecciate per creare abiti, corde, stuoie, carta e oggetti d’uso quotidiano.
Lino, cotone, canapa, lana, seta sono alcuni dei materiali naturali utilizzati per confezionare i nostri abiti. Dalla loro scoperta ad oggi, molte cose sono cambiate, al fine di migliorarli per renderli adatti ad ogni tipo di attività; leggeri, resistenti, intrecciabili con tessuti differenti di tipo artificiale o sintetico che ne migliorano notevolmente le prestazioni.
Ma al MIT, il Massachusetts Institute of Technology, i ricercatori del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory, sono andati oltre.
Dalla scienza arrivano spesso soluzioni impensabili dalla combinazione di elementi che, apparentemente, non hanno nulla a che fare tra di loro. Da sempre il periodo estivo è caratterizzato da un fastidioso fenomeno, quello delle zanzare, piccoli insetti che provocano sulla nostra pelle evidenti fenomeni cutanei.
Sempre più spesso, durante la nostra giornata, facciamo uso dei cosiddetti wareableossia gli indossabili, apparecchiature elettroniche smart in grado di rilevare molti dei parametri vitali e fisici che il nostro corpo invia continuamente. Le applicazioni a cui sono destinate queste apparecchiature sono moltissime e, in campo medico, vanno dal rilevamento delle aritmie cardiache o dei valori dell’insulina nel sangue per i diabetici, fino a quelle sportive dove fasce o smartwatch analizzano e rilevano ogni parametro vitale che i nostri muscoli trasmettono durante l’attività fisica al fine di migliorare la performance.
Quella giapponese è una cultura millenaria ricca di tradizioni e di arti tanto antiche quanto raffinate, fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo, ma anche oggetto di studi scientifici e futuristici.
Immagina una maglietta che ricarica lo smartphone mentre la indossi. Non è fantascienza, ma una rivoluzione smart e sostenibile nata nei laboratori svedesi della Chalmers University of Technology.
Quando pensi alla lana o alla seta, è facile dimenticare che dietro questi materiali morbidi e preziosi si nasconde un’antica alleanza tra esseri umani e animali. Le fibre di origine animale rappresentano un capitolo affascinante della storia della tecnologia tessile.
I nostri dispositivi elettronici diventano sempre più complessi, ricchi di funzioni, capaci di comandare e controllare qualunque dispositivo intorno a noi. Aprire l’auto, accendere le luci, abbassare le tapparelle, avviare musica all’impianto stereo di casa. Dal cellulare si è passati poi agli smartphone, capaci di fornire dati biometrici sulla nostra attività fisica e sportiva in ogni momento della giornata, di seguirci negli allenamenti, di consigliarci ma anche di avvisarci in caso di problemi.
Nel vasto mondo delle fibre naturali, accanto a quelle di origine vegetale (come il cotone, il lino e la canapa) e animale (come la lana e la seta), esiste una categoria meno conosciuta ma altrettanto interessante: le fibre minerali.
Derivate direttamente da materiali inorganici presenti in natura, queste fibre — oggi usate soprattutto in ambito tecnico e industriale — rappresentano una risorsa dalle proprietà sorprendenti.